Vincenzo Lipari (Orlando) è un quarantenne che insegna lettere in un liceo di Roma, dove ha qualche difficoltà relazionale con gli studenti, di cui non comprende i modi scostanti e la poca volontà negli studi. Il preside (Del Prete) lo rimprovera perché ad ottobre è l’unico docente dell’istituto a non aver ancora consegnato il piano didattico, documento che non riesce a redigere lungo tutto il film per il suo rifiuto a adeguarsi ad uno sterile adempimento burocratico.
Il furto della sua auto, acquistata con il primo stipendio, e l’incontro con la nuova supplente di biologia Luisa Corleto (Pandolfi), che era stata sua alunna, fanno affiorare nella mente di Vincenzo il ricordo di quando era un giovane docente neolaureato, entusiasta dell’insegnamento e desideroso di segnare davvero la vita degli studenti. Si apre così il secondo piano temporale della narrazione, che dagli anni Novanta si sposta agli anni Settanta, rievocando il primo incarico di Vincenzo come insegnante in un paesino di montagna. Questa esperienza è segnata dalla sua volontà di mettersi al servizio dei più svantaggiati, dall’affetto per l’alunno Michele Triglia (Pistilli), spesso distratto, e dall’incontro con la stessa Luisa, figlia del sindaco. Il primo giorno di scuola, il docente divide la classe in due gruppi: i ragazzi provenienti da famiglie agiate nei banchi di destra e i figli degli operai e dei contadini nei banchi di sinistra. A questi ultimi il professore legge la celebre Lettera ad una professoressa di don Milani e, rivolgendosi a Triglia, la presenta come un libro scritto da “un gruppo di ragazzi come te, insieme a un insegnante molto meglio di me, contro una professoressa molto peggio di me”.
Attraverso ulteriori flashback, vengono poi rievocati alcuni episodi della fanciullezza e dell’adolescenza di Vincenzo, segnate dalle aspettative della madre che vuole vederlo diventare un ingegnere. La scuola elementare che frequenta, rigida e improntata a un approccio didattico trasmissivo, impone ai bambini di obbedire e di non discutere l’autorità del docente. Nel primo giorno di prima elementare, per abituare la scolaresca alla disciplina, l’insegnante chiede agli alunni di stare fermi nei banchi per un’ora, senza proporre alcuna attività. In seguito, in classe terza, Vincenzo dice alla maestra di avere fatto in un compito un errore di calcolo, di cui la maestra non si era accorta. L’insegnante cambia il voto da 9 a 3 e loda l’onestà del bambino, ma subito dopo lo umilia chiedendo al compagno Fiore (Montecatino) di continuare a recitare la poesia che Vincenzo non riesce a declamare, perché nel frattempo alcuni compagni gli stanno imbrattando di inchiostro la sua cartella.
Alla scuola media la professoressa Frasca (Donnarumma) non ammette e sanziona l’uso di termini dialettali. Vincenzo non si trova a proprio agio a scuola e trova conforto nello studio con l’amico Fiore, figlio di una famiglia agiata che ha in casa una ben nutrita libreria.
Giunto al liceo, Vincenzo incontra insegnanti che rimarcano le differenze sociali tra gli alunni. Gli risulta particolarmente odioso il professore di greco (Allocca), che pone domande strampalate, è fissato con gli accenti e punisce gli allievi per i loro errori. Tutti gli studenti sono terrorizzati da questo insegnante, tranne Fiore, che ha il coraggio di far notare al docente i suoi stessi errori. È proprio Fiore che, divenuto assistente universitario, si trova ad interrogare Vincenzo all’ultimo esame del suo corso di studi, chiedendogli di parlare del dolore in Manzoni e in Leopardi, tema che ricorre in tutta l’esperienza scolastica del protagonista.
Ridestatosi da questi pensieri sul passato, Vincenzo ritorna al presente riflettendo sul fatto che Luisa entra in sintonia con i ragazzi ed incontra i favori del preside, tanto da suscitare nello stesso Vincenzo una sorta di soggezione che lo porta ad evitarla. In preda al nervosismo, non riesce a gestire la complessità di alcune situazioni scolastiche ed entra in conflitto con le famiglie degli studenti. Durante un colloquio con i genitori a cui partecipa anche Luisa, Vincenzo viene aggredito dal padre di Gancia (Abdelkalik), dopo che i due insegnanti avevano cercato di convincerlo a non maltrattare più la figlia.
Luisa sta per concludere il suo incarico come supplente, ma, prima di andarsene, fa notare a Vincenzo di essere stata arricchita dall’incontro con lui.
Il docente, rincuorato da questo apprezzamento e dopo aver ritrovato l’auto rubata, riconosce nei suoi studenti una maggiore disponibilità verso di lui. Ritrova così la fiducia e il coraggio di guardare al futuro.
Fonti
D. Starnone, Solo se interrogato, Milano, Feltrinelli, 1995.
D. E. Viganò, Cari maestri. Da Susanne Bier a Gianni Amelio i registi si interrogano sull'importanza dell'educazione, Assisi, Cittadella, 2012, pp. 137-138.
F. Bocci, Questi insegnanti. Maestri e professori nel cinema, Roma, Serarcangeli, 2012, pp. 86-91.