© René & Peter van der Krogt; Fonte: https://statues.vanderkrogt.net
EDUCATORE DI PLEBI ALLE CIVILI VENDETTE
IL MAGISTERO CON LA VITA PAGÒ
GLI ANARCHICI - ANNO 1946
Il monumento a Francisco Ferrer è costituito da una lapide rettangolare arcuata alla sommità, disegnata da Omero Ambrosini; al centro entro una pseudo-nicchia si stagliano – scolpite a tutto tondo da Gino Guadagni – le sembianze di questo «educatore di plebi alle civiche vendette»; sotto la mensola a gradini decrescenti che sostiene il busto sono incise le parole dettate dal poeta Ceccardo Roccatagliata Ceccardi; l’epigrafe ricorda che il pedagogista anarchico «pagò con la vita» il «magistero» della libertà. Il monumento fu scoperto in occasione del quarto anniversario della morte di Ferrer, nella mattinata dell’11 ottobre 1913. Alla cerimonia inaugurale parlarono: Alberto Meschi, segretario della Camera del Lavoro di Carrara; il socialista Francesco Betti; il repubblicano Eugenio Chiesa. Nel pomeriggio di quel giorno al Teatro Politeama Giuseppe Verdi tenne un discorso commemorativo di Ferrer l’on. Innocenzo Cappa. Con l’avvento del fascismo il monumento a questo simbolo del libero pensiero era destinato alla distruzione, come altre tracce di memoria dissidente sottoposte alla furia iconoclasta squadrista. In realtà, una volta rimossa dalla parete a cui era affissa, l’opera fu sottratta all’oltraggio della riduzione in frantumi. Nel 1946, mutate le condizioni politico-culturali, il monumento rivide il cielo di Carrara; tuttavia, anziché essere riportato dove era in origine, in Via Roma, fu posto in un luogo di maggiore visibilità, Piazza Alberica.
Commemorato
Nato il 10 gennaio 1859 ad Alella, nei pressi di Barcellona, Francisco Ferrer Guardia fondò nel 1901 nella capitale catalana la Escuela Moderna, che informò al libertarismo pedagogico di cui era propugnatore: in reazione ai metodi di indottrinamento adottati nelle scuole spagnole – che erano sotto il monopolio del clero cattolico, egli rivendicava al bambino l’indipendenza intellettuale; la scuola ferreriana, poiché metteva in crisi i principi di autorità e disciplina inculcati per tenere le masse popolari vincolate allo status quo, era un motore di trasformazione sociale. Nel 1906 il pedagogista anarchico fu ingiustamente ritenuto implicato nell’attentato contro il re di Spagna; le forze clericali ne approfittarono per indurre il governo a chiudere l’Istituto. Nel 1909 fu accusato senza fondamento di essere stato a capo dell’insurrezione barcellonese detta della Semana Tràgica. Condannato a morte dal Consiglio di Guerra, fu fucilato nel forte di Montjuïc, a Barcellona, il 13 ottobre 1909.
- N. Cortese, FERRER GUARDIA, Francisco, in Enciclopedia Italiana, <https://www.treccani.it/enciclopedia/francisco-ferrer-guardia_%28Encicl…; (ultimo accesso: 02/09/2021)
- L. Borghi, La scuola moderna di Francesco Ferrer, «Scuola e città», a. X, n. 10, 31 ottobre 1959, pp. 337-338
Fonti
- Francisco Ferrer y Guardia, Biblioteca Franco Serantini, <https://www.bfscollezionidigitali.org/oggetti/17945-francisco-ferrer-y-…> (ultimo accesso: 03/09/2021)
- F. Bertolucci, La diffusione del “mito” di Ferrer nella Toscana prefascista (1909-1922), «Rivista storica dell’anarchismo», a. IX, n. 1, gennaio-giugno 2002, pp. 35-68