DI
DOMENICO URBANO
SACERDOTE ESEMPLARE D’ANIMO ITALIANO
LETTERATO DISTINTO EDUCATORE ESPERTO
CHE DALL’ANNO 1878 AL 1882
QUESTO COLLEGIO
DIRESSE MIGLIORÒ
GLI ALUNNI RICONOSCENTI
1885
La lapide a Domenico Urbano fu murata nell’atrio del Collegio Davanzati, che questo «educatore esperto» «dall’anno 1878» fino al sopraggiungere della morte nel 1882 «diresse» e «migliorò» con il pareggiamento delle classi ginnasiali e l’apertura di quelle liceali. Delle parole d’occasione che furono pronunciate allo scoprimento della lapide – avvenuto il 17 giugno 1885 – vide la stampa il discorso di Arturo Linaker, successore di Urbano alla presidenza del Davanzati: «Che cosa dirà a questa e alle nuove generazioni […] questo marmo? […] dirà che era un sacerdote […] che non credeva potersi e doversi separare Italia e Religione […]. Dirà dell’ingegno suo speso in pro’ de’ giovani che informò a buon gusto letterario. Dirà che fu educatore esperto e l’educazione della gioventù ritenne missione, educando più d’una generazione , che di lui serbò grata memoria» (Urbano, In memoria di Domenico Urbano, 1911, pp. 45-46). L’attività scolastica del Collegio è terminata negli anni Settanta del Novecento. Della lapide «alla venerata memoria di Domenico Urbano» si è persa ogni traccia.
Commemorato
Domenico Urbano nacque il 25 gennaio 1819 a Bitonto. Compiuti i primi studi al Seminario vescovile della città natale, quasi diciottenne andò precettore presso la famiglia Sylos-Labini. Aggregatosi alla Congregazione dei Canonici Lateranensi, a cui era stata demandata la gestione del Collegio di S. Teresa a Bitonto, fu ordinato sacerdote. Quindi passò all’insegnamento delle Lettere latine ed italiane al convitto lateranense bitontino. Animato da passione patriottica, riteneva che l’istruzione letteraria, piuttosto che esaurirsi nel pedantismo nozionistico, dovesse mirare alla formazione della coscienza nazionale: incurante delle censure a cui erano soggette, Urbano proponeva letture patriottiche per infondere nei convittori l’amore dell’Italia. A seguito del coinvolgimento nei moti quarantottini, il sacerdote bitontino si vede costretto a emigrare. Nel 1854, tornato nella città natale, gli venne affidato, accanto all’incarico di insegnamento di Lettere latine e italiane, l’ufficio di direttore delle scuole del Seminario vescovile. Tuttavia l’ambiente seminarile non era il più congeniale a un sacerdote di idee liberali. Dal 1862, per quattro anni, fu istitutore presso casa Franchini a Napoli. Tra il 1865 e il 1870 fu rettore dell’Istituto Classico-Tecnico Carmine Sylos, sorto dal Collegio di S. Teresa. Dal 1878 fino alla morte tenne la direzione del Ginnasio Convitto Davanzati di Trani, che incrementò, oltre che con il conseguimento del pareggiamento, con l’apertura del Liceo. Si spense a Trani 16 giugno 1882.
- E. Bettazzi, Onoranze funebri al Professore Sacerdote Mansionario Domenico Urbano nelle solenni esequie celebrate in Bitonto il 23 giugno 1882, Torino, Tip. G. Derossi, 1883
- R. De Simone, Per lo scoprimento della lapide commemorativa posta nella casa dove nacque Domenico Urbano. Poche parole del Prof. Raffaele De Simone, Molfetta, Tipografia Molfettese, 1890
- G. Urbano (a cura di), In memoria di Domenico Urbano (Discorsi ed epigrafi — Testimonianze e giudizi), Palermo, R. Sandron, 1911
- C. Minenna, L’istruzione pubblica e il movimento risorgimentale. La proposta del Liceo Classico di Bitonto, «Studi bitontini», n. 93-94, 2012, pp. 47-66 (in particolare le pp. 53-56)
Fonti
- Una commovente cerimonia..., «Rassegna pugliese di scienze, lettere ed arti», vol. II, n. 12, 30 giugno 1885, p. 190
- G. Urbano (a cura di), In memoria di Domenico Urbano (Discorsi ed epigrafi — Testimonianze e giudizi), Palermo, R. Sandron, 1911