Pur essendo il quarto film della saga ufficiale dedicata a questo personaggio umoristico interpretato da Alvaro Vitali, Pierino torna a scuola non si pone in diretta continuità narrativa con le precedenti pellicole di ambientazione scolastica – Pierino contro tutti (1981) e Pierino colpisce ancora (1982) – in cui il protagonista frequenta una scuola media. In questo film, infatti, Pierino, anche se ormai maggiorenne, non ha ancora ottenuto la licenza elementare. Invariata è, invece, la caratterizzazione del personaggio, nuovamente ritratto come un adolescente scansafatiche e scostumato che passa le sue giornate facendo scherzi di pessimo gusto, raccontando barzellette e irridendo le persone che incontra nel suo bighellonare tra le strade di Roma.
Dopo essere stato inseguito dai cani del cinodromo presso cui lavora e assecondando le pressioni di sua nonna (Fabrizi) e di sua madre, le quali ritengono che il ragazzo abbia le potenzialità per diventare un ufficiale dell’esercito, un medico o un avvocato, Pierino decide di tornare a scuola, pur ripromettendosi di continuare a svolgere, senza mai però impegnarsi sul serio, qualche lavoretto occasionale in alcuni negozi della città e nella trattoria di famiglia. Insieme al suo molto più giovane compagno di avventure, Schizzo (Gigli), si presenta in ritardo all’ingresso dell’istituto e, subito, architetta uno scherzo alla maestra Fazzi, sostituendo la sua pizza con una tavoletta di legno. L’insegnante non si accorge del misfatto e chiede a Pierino le ragioni del suo ritorno a scuola. Il ragazzo risponde facendo credere di aver compreso il valore dell’istruzione per il proprio futuro, ma, poco dopo, si prende gioco della maestra, che lo caccia dall’aula. Contento di poter uscire da quello che egli definisce “un ergastolo”, Pierino, giunto in corridoio, irride la preside e un ispettore scolastico per poi incontrare la maestra Rizzi (Bengala), la giovane supplente che, pure in questo film, incarna lo stereotipo dell’insegnante conturbante tipico della commedia sexy all’italiana.
Per far sì che la supplente possa lavorare nella sua classe, Pierino provoca un infortunio alla maestra Fazzi. Le domande insensate che la nuova insegnante rivolge alla scolaresca per accertarne la preparazione (“Dimmi il nome di un personaggio storico”; “Dimmi una parola che inizia con la lettera C”) sono soltanto l’occasione da cui, qui come in tutte le altre scene ambientate in aula, il protagonista può dar sfogo alla sua licenziosità e alle sue battute, che egli pronuncia dopo aver chiesto l’autorizzazione dei suoi compagni. In una lezione successiva, la maestra Rizzi perde la pazienza e corre a chiamare il collega Marozzi (Minniti), l’avvenente insegnante di cui – si dice – tutte le ragazze e le insegnanti sono innamorate, anche perché svolge pure la professione di attore. Giunto in aula, l’uomo fa mostra della propria virilità e minaccia Pierino di prenderlo a sberle. Il ragazzo non appare spaventato dai modi bruschi del maestro e, in modo scherzoso, dice di voler chiamare il Telefono Azzurro. Marozzi, allora, prende per il colletto del grembiule Pierino per interrogarlo, ma il protagonista fa ruotare la lavagna girevole rompendola sulla testa dell’uomo, che rimane stordito. L’irriverenza di Pierino colpisce anche Carmela (Barbutti), il medico scolastico. Quando la giovane e sensuale donna sta per incontrare la madre del suo futuro marito, che pretende per suo figlio una sposa morigerata e illibata, il protagonista taglia l’abito di Carmela, che, togliendosi il camice, rimane seminuda.
All’arrivo della pagella di Pierino, in cui si trovano soltanto voti dall’1 al 2, la nonna decide di giocare quei numeri al Totocalcio. L’ingente vincita le consente di rinnovare la trattoria di famiglia. Per vendicarsi di non essere stato ricompensato, il ragazzo chiude i suoi parenti in bagno e vende alcune pietanze ai passanti. Il ricavato, insieme ad altri soldi racimolati da altre piccole truffe, servono a Pierino per fare “un’opera buona”, che, alla fine del film, si rivelerà essere l’acquisto di un motorino.
Alla vigilia degli esami, la preside chiede agli insegnanti di fare di tutto per promuovere Pierino, in modo da non vederlo più a scuola. Nonostante la loro benevolenza, il ragazzo non risponde in modo corretto a nessuna delle domande, ancora improbabili, della commissione, che, pertanto, decide di bocciare nuovamente lo scolaro. Mentre il padre (Massimini) lo sta rimproverando animosamente per l’ulteriore insuccesso, Pierino riceve la lettera di chiamata al servizio militare. Dopo un iniziale sconforto, il ragazzo esprime l’intento di continuare con le proprie malefatte, facendo intuire che pure l’esercito, come la scuola, non riuscirà a fargli mettere la testa a posto.
La pellicola fa parte della tetralogia ufficiale sul personaggio di Pierino interpretato da Alvaro Vitali, in cui si trovano anche i film Pierino contro tutti (1981), Pierino colpisce ancora (1982) e Pierino medico della SUAB (1981; non di ambientazione scolastica).
Fonti
P. Mereghetti (a cura di), Dizionario dei film, Milano, Baldini & Castoldi, 1995, p. 1148.
G.P. Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano. 1905-2003, Torino, Einaudi, 2003, pp. 345-349.
G. Lupi, Pierino contro tutti. L'eroe popolare delle barzellette: analisi di un fenomeno cinematografico e di costume, Ravenna, Sensoinverso, 2017.
G. Lupi, Storia della commedia sexy all’italiana, Vol. II: Da Giuliano Carnimeo a Franco Bottari, Ravenna, Sensoinverso, 2018, p. 49.