Nel mondo in fermento della Torino di fine Ottocento, tra centro città e sobborghi operai, si incrociano le vite di giovani insegnanti che provengono da zone e realtà socio-economiche diverse. Il maestro Garallo (Sudano), direttore della scuola di Sant’Antonio, si impegna per i diritti degli insegnanti, tra cui quello del riconoscimento del servizio prestato in altri comuni ai fini della “pensione per tutti”. Le maestre vivono al piano superiore dell’edificio scolastico e condividono i pasti in una sala comune. Alcune si battono per ottenere riforme, scrivendo articoli per una rivista: vorrebbero migliorare la dieta negli asili e l’insegnamento della musica a scuola.
Il diverso ceto di provenienza genera divergenze nell’approccio all’insegnamento e nella gestione del rapporto con gli studenti. La questione della differenza di genere affiora nelle relazioni tra colleghi, con i superiori e nelle difficoltà che una donna può riscontrare nel fare lezione a uomini adulti in corsi serali.
In questa riduzione televisiva de La maestrina degli operai di Edmondo De Amicis, la giovane maestra di nobili origini Enrica Varetti (Zanetti) è alle prese con le proprie paure per l’incarico ricevuto dalla Direzione delle scuole di Torino: deve sostituire al corso serale la moglie del maestro Garallo (Erbetta), dispensata per un presunto improvviso indebolimento della vista. Per la Varetti tale incarico rappresenta “un fastidio”, perché il corso è frequentato da “operai, disoccupati, gente che passa la sera all’osteria, gente di tutte le risme, uomini…”. Ella ha poca esperienza, maturata solo con i “ragazzini” cui insegna al mattino. Nei dialoghi con le colleghe emerge il suo rapporto ambivalente con le classi popolari: ne è incuriosita, al tempo stesso spaventata e addirittura si sente svenire quando percepisce pericolo di risse o disordini.
Quello che accade nell’aula dell’“aristocratica” Varetti, a confronto con l’esperienza del “repubblicano” Garallo, testimonia come la politica e la lotta di classe entrino a scuola. L’attitudine sociale, i concetti di dignità, di onore e l’arte oratoria dei docenti condizionano non solo la condotta degli studenti, ma anche la percezione dei contenuti dei libri di testo, che, nella classe serale della Varetti, in un clima di indisciplina generale, vengono contestati. Per “tenere la classe”, Garallo e colleghi puntano sul carisma, su ideali e sentimenti, soluzione inconcepibile per la Varetti, incapace di assumere il ruolo di guida autorevole. Ciò si nota, in particolare, nel rapporto della maestrina con lo studente Muroni (Virgilio). Questo figlio del popolo “non gode di una buona fama” e la madre (Cravignani) cerca salvezza per la sua anima a scuola, perché per lei gli insegnanti hanno la “missione santa” di toccare il cuore di “questi demoni”. L’atteggiamento della Varetti nei confronti di madre e figlio muta nel tempo, ma i timori che la bloccano e i “pregiudizi sociali” rilevati in lei dalla maestra Mazzara (Aloisi), sua amica di città, non riescono a evitare un tragico epilogo.
Colonna sonora: adattamento del canto corale La Tabachina (si ringrazia il Maestro E. Galvani per la consulenza).
Fonti
E. De Amicis, La maestrina degli operai, Milano, Treves, 1895.
A. Bentoglio (a cura di), Giuseppe Patroni Griffi e il suo teatro. Settimana del teatro, 5-9 maggio 1997, Roma, Bulzoni, 1998, p. 221.