Il documentario inizia facendo riferimento ai ricordi di scuola impressi nella memoria di chi l’ha frequentata, e mostra alcune immagini di film o serie televisive del passato: dello sceneggiato Il giornalino di Gian Burrasca (1964) di Lina Wertmüller con Rita Pavone (1964) si citano alcune scene in cui il protagonista ribelle si trova in collegio; dal film Bravissimo (1955) di Luigi Filippo d’Amico si riprende il passaggio in cui un maestro elementare, interpretato da Alberto Sordi, porta gli alunni, in fila, a vedere rovine romane; alcuni passaggi del film Grease (1978) di Randal Kleiser richiamano la spensieratezza degli ultimi giorni di scuola secondaria; del film Notte prima degli esami (2006) di Fausto Brizzi si fanno vedere i fotogrammi in cui ha luogo una festa goliardica per la fine degli esami di maturità.
Si ritorna, poi, agli anni Sessanta con una scena del film Il maestro di Vigevano (1963) di Elio Petri, in cui l’insegnante elementare protagonista della vicenda, di nuovo interpretato da Sordi, invita al silenzio gli alunni mentre parla il preside. Vengono, inoltre, proposte scene del film Cuore (1984) di Luigi Comencini, in cui Johnny Dorelli impersona il maestro Perboni, appassionato del proprio lavoro.
Il documentario, in seguito, mostra alcune immagini della prima guerra mondiale e dell’ascesa al potere del fascismo. Nei Cinegiornali dell’Istituto Luce degli anni Trenta, la scuola è raffigurata come il luogo della piena adesione agli ideali del regime, con la puntualità ed il rigore imposti agli allievi. Vengono altresì presentate testimonianze della seconda guerra mondiale, che porta pesanti distruzioni e costringe molte scuole a chiudere, ma anche del periodo post-bellico, in cui le istituzioni educative riprendono il loro sviluppo. Sono poi proposte alcune scene del film Sciuscià (1946) di Vittorio De Sica, in cui due lustrascarpe sono condotti in riformatorio, per poi passare ad alcune immagini del film Totò cerca casa (1949) di Steno e Monicelli, in cui il comico veste i panni di un alunno indisciplinato.
Per quel che riguarda gli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, oltre a richiamare la popolarissima trasmissione Lo Zecchino d’oro, il documentario presenta immagini d’archivio per parlare del doppio binario che i ragazzi italiani potevano percorrere al termine delle elementari (la scuola media con il latino e i corsi di avviamento professionale). In seguito, attraverso alcuni stralci della trasmissione TV7 del 1963, si richiama l’istituzione della scuola media unica nel 1962 e si sottolinea come essa, nei suoi primi anni di vita, non sia riuscita ad intercettare l’intera popolazione scolastica cui era indirizzata.
Per introdurre gli anni Settanta, si riportano alcuni passaggi dell’inchiesta televisiva I bambini e noi (1970) di Luigi Comencini, in cui si evidenziano le disuguaglianze sociali e quindi formative che attraversavano il nostro paese. Dal programma vengono anche selezionate alcune interviste rilasciate da ragazzi dell’epoca sui film che li impressionavano maggiormente; tra questi, vengono segnalati Moby Dick (1956) di John Huston e Dottor Jekill e Mister Hyde (1941) di Victor Fleming.
In seguito, si affronta il tema della contestazione studentesca, con filmati che ritraggono concerti, scioperi e manifestazioni scolastiche.
Da qui, lo spunto per riflettere su come, nel corso del Novecento, sia cambiata la relazione tra docenti ed allievi: via via gli studenti, che nella prima metà del secolo erano sottoposti alla rigida autorità degli insegnanti, a partire dagli anni Sessanta hanno iniziato a far valere le proprie idee e a rivendicare il proprio protagonismo nella scuola.
Successivamente il documentario accenna alle sperimentazioni di alcuni insegnanti degli anni Settanta che, come quella di Albino Bernardini, hanno abolito i voti e le interrogazioni, visti come strumenti di discriminazione. Da queste esperienze si passa, infine, ad una più ampia considerazione sul ruolo degli insegnanti, il cui atteggiamento si è fatto, nel corso del XX secolo, via via più permissivo.
Il documentario è stato trasmesso all’interno del programma La Grande Storia.
Voce narrante: Stefano Mondini.