© Elisabetta Patrizi
QVI CANTIAMO OGNI GIORNO
L’INNO DELLA RICONOSCENZA
AL MARCHESE DOMENICO RICCI
CHE APRENDO E DOTANDO QUESTO ASILO
CI SCHIVSE LA VITA
A DIVENIRE INTELLIGENTI OPERAI
VTILI E BUONI CITTADINI
____________________________________
MORÌ IL XXIII MAGGIO MDCCCLXVIII
La lapide è dedicata a Domenico Ricci, grande “benefattore” del primo Asilo per bambini poveri aperto nello Stato Pontificio, avviato a Macerata nel 1841. L’inizio dell’attività dell’Asilo Ricci, che sorgeva in città nello stesso anno in cui era avviata una scuola per fanciulle affidata alle Giuseppine, era salutato con entusiasmo dall’allora vescovo Teloni in una lettera pastorale del 1844, nella quale si riconosceva la lungimiranza della classe dirigente maceratese: «Veggo rivolti occhi e cure di ottimi cittadini inverso l’intero ceto dell’infima plebe […] prendendosi essi a cuore di sgombrar le contrade e piazze di tanti pargoli a se stessi abbandonati e, per via di novelli e ben noti stabilimenti, restituir loro dignità umana» (Sparapani, p. 20).
Nel 1869, ad un anno di distanza dalla morte del fondatore, l’assemblea generale dei soci dell’Asilo decise di «perpetuare la memoria del fondatore e benefattore dell’asilo denominandolo: Asilo Infantile Ricci» (ASM, Archivio Asilo Ricci, Relazione storica, 1905). Questo segno “perpetuo” di riconoscenza era stato preceduto l’anno prima, poco dopo la dipartita terrena del marchese, da un’altra iniziativa commemorativa significativa. Infatti, il comitato dell’Asilo decise di erigere nella sala maggiore dell’istituto un semibusto del suo «munifico e sapiente fondatore». L’esecuzione dell’opera e della lapide fu affidata allo scultore Giuseppe Crudeli (ibid.). La decisione fu presentata all’assemblea generale dei soci del 24 maggio 1868 (ASM, Archivio Asilo Ricci, b. 7, f. 4). Il 6 gennaio 1869 l’economo dell’Asilo, Antonio Trevillini, saldava la somma pattuita per la realizzazione di un busto in gesso allo scultore Giuseppe Crudeli. Il 21 aprile 1869, invece, veniva pagato Carlo Rose per la realizzazione della «lapide di pietra bianca con sua iscrizione incisa» (Asilo Ricci, busta 83).
Purtroppo, ad oggi, non abbiamo notizie del semibusto raffigurante il marchese Domenico Ricci, che doveva essere posto a coronamento della lapide, realizzata con un basamento nella parte alta, predisposto proprio per accogliervi il semibusto.
Commemorato
Domenico Ricci nacque nel 1796 a Civitanova Marche da Francesco III Ricci Petrocchi, esponente della più ricca famiglia di Macerata, e da Maria Vendramin, figlia dell’ultimo ambasciatore della Repubblica di Venezia ad Istanbul. Era il secondo di tre figli, tutti dediti alle belle lettere e appassionati di arti e musica. Nel 1825 si sposò con la contessa Elisa Graziani, dalla quale ebbe due figli: Adele e Matteo (quest’ultimo professore universitario e senatore del Regno d’Italia, si sposò con Alessandrina D’Azeglio, nipote di Alessandro Manzoni).
Nel 1831 prese parte insieme al fratello Giacomo alla Rivoluzione liberale. Riassorbita la delusione dei risultati sortiti dalla parentesi rivoluzionaria, il marchese, cattolico liberale e moderato, scelse di «dedicarsi, con illuminato e generoso spirito umanitario, all’educazione e all’istruzione» dei figli del popolo (p. 54), forte anche del bagaglio di conoscenze acquisite durante i suoi numerosi viaggi in Italia e in Europa. Grazie anche all’appoggio del vescovo Teloni, nel 1841 ottenne l’assenso del Governo Pontificio all’apertura di un asilo infantile a Macerata, il primo dello Stato pontificio.
Nei primi tempi di attività dell'Asilo Domenico Ricci ricoprì le cariche di Presidente, Cassiere e Amministratore. Tuttavia, ben presto Ricci stabilì che ogni socio doveva divenire protettore di un bambino dell’Asilo, vigilando sulla sua crescita morale e materiale e garantendogli, una volta uscito dall’istituto, un appoggio per essere avviato ad una professione. Nel 1843 arrivò il primo regolamento interno. L’anno dopo il marchese lasciò la presidenza della Congregazione dei benefattori dell’Asilo a Francesco Alfonso Ugolini, ma non mancò mai di seguire lo stato di avanzamento dell’istituto.
Il suo interesse si rivolse anche verso i giovani e adulti poveri della città. Per loro si adoperò nella promozione di nuove “industrie” («una fabbrica di piano-forti, una fabbrica di orologi, una fabbrica di mobili, e suppellettili»; «Il Mercurio», 30 maggio 1868) e nel sostegno dell’avvio delle scuole serali.
Domenico Ricci morì il 23 maggio 1868, ma continuò ad aiutare "gli ultimi" anche dopo la morte, in virtù di un testamento che prevedeva lasciti «a beneficio del suo asilo infantile, delle scuole serali, della casa di ricovero e lavoro per le fanciulle, dell’ospedale degl’invalidi, dell’associazione operaria, dell’orfanotrofio maschile, delle scuole femminili di S. Giuseppe, e dell’educandato femminile del buon Pastore» (ibid.).
- Archivio di Stato di Macerata, Archivio dell’Asilo Ricci, busta 1, fasc. 6 (Relazione storica della Direttrice Kraul Bice, 1905).
- Z. Piccioni, Storia di un benefattore: il Marchese Domenico Ricci, in S. Sparapani (a cura di), L’asilo Ricci. Storia, pedagogia e architettura dalle origini al Giubileo del 2000, Pollenza, Tipografia S. Giuseppe, 1999, pp. 51-61;
- Il March. Domenico Ricci, «Il Mercurio. Organo ufficiale della Camera di commercio ed arti di Macerata», a. V, 30 maggio 1868;
- ll marchese Domenico Ricci di Macerata, «Il Cittadino», n. 20, 18 maggio 1912.
Fonti
- Archivio di Stato di Macerata (in seguito ASM), Archivio dell’Asilo Ricci, busta 1, fasc. 6 (Relazione storica della Direttrice Kraul Bice, 1905), busta 7, fasc. 4 e busta 83 (Mandati di pagamento, 1869).
- D. Donati, La Scuola dei poverelli: dallo Stato Pontificio al metodo Montessori, in S. Sparapani (a cura di), L’asilo Ricci. Storia, pedagogia e architettura dalle origini al Giubileo del 2000, Pollenza, Tipografia S. Giuseppe, 1999, pp. 23-47;
- Asilo Ricci: chiude la più antica scuola di Macerata, «Resto del Carlino», 5 febbraio 1995.