Dopo aver superato il concorso per le grandi sedi, il maestro Dante Trilli (Billi) si trasferisce da Palestrina a Milano per insegnare in una scuola elementare maschile, mosso dalla volontà di ricominciare a vivere dopo la morte della madre. Viene accolto e ospitato dal compaesano Pilade Mucci (Riva), che fa il bidello nel suo stesso istituto e che, nella Milano già protesa verso il boom economico, riesce a vivere dignitosamente grazie ad alcuni espedienti e all’impiego pomeridiano presso l’azienda del commendator Bonfanti (Rabagliati).
Nella IV elementare che gli viene affidata, il maestro cerca di rifarsi ad uno stile educativo non autoritario, in cui si ritrovano lo spirito dei programmi Washburne del 1945 e l’eco della pedagogia di Giuseppe Lombardo Radice: pur senza rinunciare a comandare l’attenti e il riposo all’inizio delle lezioni, a far marciare la scolaresca durante gli spostamenti nei corridoi e a comminare qualche punizione (come quella di stare dietro la lavagna), egli introduce alcune forme di autogoverno (come l’elezione del capoclasse) e insiste sull’importanza dell’autodisciplina, eliminando la prassi – che egli definisce poliziesca – di far segnare i buoni e cattivi sulla lavagna.
Trilli è un uomo di cultura che si dedica in modo integerrimo e appassionato alla causa della scuola, tanto da proporsi come mentore della supplente Laura Bramanti (Bourdin), a cui cerca di trasmettere l’amore per l’insegnamento, secondo l’ideale del volume I bambini non esistono, pubblicato dal maestro per dimostrare che i bambini sono già uomini di cui farsi carico con responsabilità.
Trilli concepisce il proprio lavoro come una vera e propria missione, che egli difende sia sulla stampa – ampia eco ha il suo articolo “Non disertare” sul periodico La voce dei maestri – sia tra i suoi colleghi, ai quali ricorda che le rivendicazioni sindacali per ottenere aumenti salariali e un maggior riconoscimento sociale sono legittime purché non compromettano la libertà della cultura. Anche la Bramanti condivide l’impegno militante del maestro, fin quando non ottiene la copertina di un noto rotocalco che la porta ad entrare nel mondo della moda, lasciando così la scuola e facendo tramontare le speranze amorose di Trilli.
In preda allo sconforto, il maestro decide di chiedere l’aspettativa dall’insegnamento e di prendere parte ad un affare commerciale per cui Pilade ha temerariamente impegnato tutti i propri averi. Evitato il fallimento grazie all’intervento di Bonfanti, il bidello torna a scuola sgravato dei debiti, mentre a Trilli viene proposto l’impiego come pubblicitario nell’azienda dello stesso Bonfanti.
All’inizio del nuovo anno scolastico e del nuovo lavoro, la nostalgia lo conduce, però, ad assistere alla cerimonia di conferimento del merito educativo, durante la quale tiene un discorso in cui addita i maestri premiati come esempio di coraggio e di dedizione civica e morale. Recatosi in classe per congedarsi dai suoi ex alunni, il maestro vede entrare nell’aula Crippa, lo scolaro figlio di NN su cui, contro il parere di tutti, egli aveva investito nel precedente anno scolastico. Dopo aver scoperto che il ragazzo aveva superato gli esami di riparazione, Trilli strappa la lettera con le dimissioni dalla scuola e dà inizio, con l’entusiasmo di sempre, ad una nuova lezione.
Fonti
C. Scaglioso, Il cinema nella scuola e la scuola nel cinema, Fossano, Editrice Esperienze, 1977, pp. 93-94.
P. Meneghetti (a cura di), Dizionario dei film, Milano, Baldini & Castoldi, 1995, pp. 1354-1355.
F. Carlini, M. Gusso (a cura di), I sogni nel cassetto. Il cinema mette in scena la società italiana della ricostruzione (1945-1957), Milano, Franco Angeli, 2002, pp. 195-200.
G. Fofi, Com’era la scuola elementare italiana e com’è oggi, «Internazionale», Update: September 26, 2017, <https://www.internazionale.it/opinione/goffredo-fofi/2017/09/26/scuola-elementare-italiana> (accessed: july 27th, 2021).