Salta al contenuto principale

Io speriamo che me la cavo

Editore:
EDUCatt – Ente per il diritto allo studio universitario dell’Università Cattolica
Luogo di pubblicazione:
Largo Gemelli, n. 1, 20123, Milano (Italia)
Codice ISSN:
2785-3209
Autore della scheda:
DOI:
10.53164/369
Scheda compilata da:
Agnese Cantù
Pubblicato il:
25/10/2021
Paese di produzione:
Italia
Casa di produzione:
Ciro Ippolito per Eurolux Produzione; Mario e Vittorio Cecchi Gori per Cecchi Gori Group - Tiger Cinematografia
Data di produzione:
1992
Casa di distribuzione:
Penta film
Articolazione:
Unica
Data di uscita nelle sale:
1992
Reperibilità/accessibilità:
DVD
Cecchi Gori Home Video (2005)
WEB
Visualizzazioni sul web:
14538 (ultima visualizzazione 07.2021)

Indicizzazione e descrizione semantica

Generi cinematografici:
Identificatori di luogo:
Arzano
Identificatori cronologici:
1990s
Sinossi:

Il film traspone in forma cinematografia alcuni dei temi scritti da bambini napoletani, alunni del maestro Marcello D’Orta e raccolti dallo stesso maestro nel libro Io speriamo che me la cavo (1990).

Per un errore burocratico il maestro ligure Marco Tullio Sperelli (Villaggio) viene trasferito a Corzano, un comune di fantasia in provincia di Napoli (nel libro il paese è Arzano) e assegnato alla classe terza B della scuola elementare “De Amicis”. Quando si presenta a scuola, solo tre bambini sono in aula. Il maestro va a cercare gli alunni in strada, dove li trova impegnati in piccoli lavoretti e coinvolti in atti di delinquenza. Si impegna dunque nel trascinarli a scuola, cercando di contrastare, anche attraverso un’opera di persuasione presso i genitori, l’abbandono scolastico e la devianza diffusi.

La direttrice (Danieli), ostile verso il nuovo insegnante, lo ritiene un raccomandato ed è infastidita per le sue continue richieste di rendere più rigorosa l’organizzazione della scuola. Il custode-bidello (Morra) invece approfitta del suo ruolo per ottenere introiti con la vendita di merendine, carta igienica e gessetti.

Un giorno entra in classe Raffaele (Esposito), un bambino con l'aspetto da camorrista, che aggredisce verbalmente il maestro, il quale a sua volta gli dà uno schiaffo e lo fa fuggire. Il maestro, mortificato dall’atto compiuto, vuole mettersi in malattia fino al suo trasferimento, rinunciando così all’insegnamento in una classe che percepisce troppo difficile. Tuttavia, quella stessa sera la madre di Raffaele (Carotenuto), disperata, gli confida che la sua famiglia è rovinata dalla delinquenza e supplica il maestro di non andarsene e di prendersi cura di suo figlio. Il giorno dopo il maestro torna a scuola e trova sulla cattedra delle feci finte lasciate da Raffaele. Il maestro le afferra, le pone sul banco di un bambino e recita la poesia "Strunz". Offeso dal gesto, Raffaele si allontana dalla classe.

Con il tempo, il maestro, grazie all’impegno, alla determinazione e all’assunzione di uno stile educativo-didattico affettuoso e comprensivo, ottiene l'approvazione degli alunni e decide allora di mandare una lettera al Ministero per revocare la richiesta di trasferimento.

In seguito, Raffaele segue in motorino il pulmino della scolaresca in gita verso la reggia di Caserta, mostrando l’intento di provocare il maestro e i compagni; ma, esauritasi la benzina, è costretto ad accodarsi alla classe in gita. Più tardi si scopre che la fine del carburante era solo un pretesto di Raffaele per unirsi alla classe e passare una giornata di normalità con il maestro e i coetanei. Per questa ragione i compagni lo prendono in giro e il maestro lo capisce; ma sia la derisione sia la comprensione suscitano nel bambino una reazione di sdegno in quanto percepite come svilenti nei suoi confronti.

A sera, il maestro riceve una lettera con cui gli viene comunicato il suo trasferimento in Liguria, che ormai non può rifiutare. Quella stessa notte la mamma di Raffaele sta molto male e il maestro accompagna il ragazzo e la donna in ospedale, dove i pazienti sono abbandonati nel corridoio e tutto il personale è sfaccendato e insofferente. Il maestro esasperato minaccia violentemente una suora infermiera, gesto dettato dalla particolare partecipazione dell’insegnante alle vicende e alle tribolazioni della comunità in cui si è trovato casualmente a lavorare. Raffaele si compiace così di essere riuscito a peggiorare il suo maestro, anche se dimostra di aver capito il senso del suo sforzo educativo.

Al momento della partenza dell’insegnante verso il nord, tutti gli alunni, di cui egli ha conquistato la stima e l’affetto, lo accompagnano alla stazione e lo salutano. Anche Raffaele, dopo avergli consegnato un tema, lo scorta per un tratto di strada ferrata seguendolo in moto.

Identificatori di grado e eventualmente di ordine scolastico:
Durata:
01:44:00
Regia:
Lina Wertmüller
Soggetto:
Liberamente ispirato al libro di Marcello D’Orta, Io speriamo che me la cavo (1990)
Sceneggiatura:
Leonardo Benvenuti
Piero De Bernardi
Alessandro Bencivenni
Lina Wertmüller
Domenico Saverni
Andrej Longo
Fotografia:
Carlo Tafani
Gianni Tafani
Musiche:
D’Angiò
Greco
Scenografia:
Enrico Job
Attori principali:
Paolo Villaggio; Isa Danieli; Gigio Morra; Sergio Solli; Ester Caloni; Paolo Bonacelli; Marina Confalone; Marco Troncone; Mario Bianco; Pier Francesco Borruto; Adriano Pantaleo; Ciro Esposto; Dario Esposito; Luigi Lastorina; Ivano Salazaro; Antonio Scotto Di Frega; Salvatore Terraciano; Anna Rita D’Auria; Alessandra De Tota; Maria Esposito; Roberta Galli; Filomena Lieto; Carmela Pecoraro; Ilaria Troncone; Giuliano Amatucci; Pietro Bertone; Pietro Bontempo; Fulvia Carotenuto; Lilli Cecere; Eduardo Criscuolo; Consalvo Dell’Arti; Roberta De Magistris; Enrichetta D’Orta; Salvatore Emilio; Lucia Oreto; Mario Porfito.

Negli Stati Uniti il film fu distribuito con il titolo Ciao Professore

Fonti

Fonti bibliografiche:

M. D’Orta (a cura di), Io speriamo che me la cavo, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1990.

R. Chiti, E. Lancia et alii, Dizionario del cinema italiano. I film, vol. 6, parte II, Roma, Gremese editore, 2001, pp. 332-333.

D. E. Viganò, Cari maestri. Da Susanne Bier a Gianni Amelio i registi si interrogano sull'importanza dell'educazione, Assisi, Cittadella, 2011, pp. 133-135.

 

 

 

 

 

 

Contenuto pubblicato sotto licenza CC BY-NC-ND 4.0 Internazionale