Uberto Impallato (Sordi), maestro elementare precario, riceve pochissime chiamate di supplenza. Per arrotondare i magri e saltuari guadagni, tiene delle lezioni private ad alcuni ragazzi di età prescolare. Un giorno l’alunno Gigetto (Zarfati) resta a carico del maestro in seguito all’arresto del padre. L’insegnante cerca inutilmente di affidare il bambino ai parenti, ma non trova la loro disponibilità. Costretto a tenere Gigetto con sé, lo nutre a pane e latte, mentre lui mangia di nascosto gli spaghetti conditi. Non appena il bambino sente alla radio un brano del Barbiere di Siviglia, lo riproduce con un’abilità straordinaria. Il maestro, dopo averlo nutrito adeguatamente, decide di usare il talento di Gigetto per facili guadagni e, con la lusinga di poter pagare un avvocato che faccia uscire dal carcere il padre, convince il bambino a diverse esibizioni canore. L’immediato successo di Gigetto fa credere al maestro di avere ormai trovato la soluzione ai suoi bisogni economici e per questo manda al provveditorato una lettera in cui rifiuta il posto fisso da insegnante. Gli zii del bimbo, che in precedenza avevano rifiutato di prendersene cura, si presentano al maestro per sottrargli la tutela e poterlo sfruttare a loro volta. Al bambino sono negati gli spazi di svago e gioco per la smania adulta di guadagni. Travolto da tutto questo e ormai infelice, Gigetto scappa e si rifugia dalla piccola Christine (Momo), affidata alla zia Rosetta (Della Rovere), l’unica ad avere dimostrato autenticamente attenzione e affetto per il bambino. Durante la fuga Gigetto si ammala; il medico (Billi), chiamato dalla zia e ignaro delle straordinarie capacità canore del bambino, gli toglie le tonsille.
La sua voce torna alla normalità proprio durante le prove dell’opera; per questo, gli zii perdono ogni interesse confronti di Gigetto che si ritrova di nuovo con lo squattrinato maestro. Ubaldo decide di accettare il posto da maestro e riesce a bloccare la missiva di rinuncia ancora nella buca delle lettere. Infine, il padre di Gigetto, scarcerato, va a riprendersi il bimbo, ma Impallato, che ormai si è affezionato al bambino, chiede di tenerlo per tutto l’anno scolastico. In quel momento il bambino rivela una straordinaria capacità nel suonare il pianoforte e il maestro, impaurito da un possibile ripetersi delle vicende passate, ordina al padre di riprendere immediatamente con sé il bambino.
Fonti
R. Chiti, R. Poppi, Dizionario del cinema italiano: Dal 1945 al 1959, Vol. 2, Roma, Gremese Editore, 1991, p. 65.
G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, vol. III: Dal neorealismo al miracolo economico. 1945-1959, Roma, Editori Riuniti, 1993, pp. 337-338.
C.G. Fava, Alberto Sordi. La biografia, la carriera artistica, i dati e le più belle foto di tutti i suoi film, Roma, Gremese Editore, 2003, pp. 93-94.