Il documentario è costruito a partire dal recupero del materiale filmato a Barbiana da Angelo D’Alessandro, padre del regista, nel dicembre del 1965. I protagonisti sono don Milani e i suoi allievi. Viene ritratta la vita scolastica nei suoi momenti di scrittura collettiva, lettura dei quotidiani, insegnamento impartito dai più grandi verso i più piccoli, lavori manuali.
Il documentario prende avvio con una descrizione della sua genesi attraverso le parole stesse di Angelo D’Alessandro: salendo a Barbiana, egli non sapeva nulla di don Milani, salvo che era stato incriminato per apologia di reato a causa della sua posizione circa l’obiezione di coscienza. Arrivato alla scuola, per un po’ di giorni aveva assistito in disparte alle lezioni, finché una volta, contrariamente al suo precedente costume – fino ad allora aveva consentito che venissero ripresi solo i ragazzi, ma non lui –, il priore lo invita a filmare le attività con la telecamera, forse nella volontà di lasciare un documento, essendo già malato e sapendo non troppo lontana la fine della sua vita.
Le sequenze dei momenti di scuola si alternano alle testimonianze di Adele Corradi, insegnante che per un periodo visse alla scuola di Barbiana, di Beniamino Deidda, il quale alla morte di don Lorenzo continuò a insegnare alla sua scuola, e di don Luigi Ciotti. Le immagini, gli spezzoni di vita scolastica, le interviste sono collocate sullo sfondo del mondo agreste di Barbiana, fatto di strade sterrate, colline coltivate, ragazzi che in abiti dimessi, a piedi o in bicicletta, si portano a scuola nella disadorna canonica della chiesa in ogni stagione, dall’inverno piovoso all’estate calda.
Dal punto di vista tematico, attraverso la ripresa di scene di scrittura collettiva, sono affrontate alcune fasi della redazione della Lettera ai giudici e della Lettera sul fumo. Emerge chiaramente l’interesse di don Milani per la formazione di una robusta coscienza civile nei ragazzi, che passa attraverso l’esercizio critico dei diritti di cittadinanza, grazie anche all’acquisizione di una proprietà linguistica che consente di essere sempre padroni delle cose. Si delinea un ideale pedagogico che non fa sconti, apparentemente poco morbido, ma in realtà mirante alla crescita consapevole e personale di ogni ragazzo.
La parte finale del documentario è occupata dalle testimonianze degli alunni della scuola di Barbiana: tratto comune che traspare è il desiderio di don Milani di rendere autonomi nella vita i suoi studenti.
In appendice al DVD del documentario, si trovano le interviste a mons. Piovanelli, compagno di Seminario di don Milani e poi arcivescovo di Firenze, e a Adele Corradi.
Fonti
F. Ruozzi, Riflettori su Barbiana: teatro, cinema e televisione, in R. Michetti, R. Moro (a cura di), Salire a Barbiana. Don Milani dal Sessantotto a oggi, Roma, Viella, 2017, pp. 153-203.
F. Ruozzi, Don Lorenzo Milani, il grande e piccolo schermo: dalla critica al cinema come mezzo di evasione al cinema come scrittura collettiva, «Cabiria», maggio-agosto 2018, pp. 95-114.
P. Alfieri, C. Frigerio, Memoria scolastica o memoria pedagogica? La scuola di don Milani al cinema e in televisione (1963-2012), in P. Alfieri (a cura di), Immagini dei nostri maestri. Memorie di scuola nel cinema e nella televisione dell’Italia repubblicana, Armando, Roma, 2019, pp. 53-76.