L’intervista (37 minuti e 58 secondi) ha per oggetto la storia professionale della maestra Rita D'Arpizio nata in provincia di Pescara, insegnante per ben 42 anni nella scuola primaria di Monteiasi in provincia di Taranto, in pensione dal 2019.
La maestra ricorda di aver avuto esperienze con i bambini già prima di frequentare l’istituto magistrale, grazie alle colonie estive mentre era alle scuole medie si è occupata di bambini e bambine e di alcune “orfanelle” seguite da un istituto di suore. Ha iniziato le supplenze nel 1975 e nel 1982 è riuscita ad entrare di ruolo grazie all’esperienza maturata presso la scuola dei corsi popolari: “con un anno di supplenza intera ed un anno di scuola popolare si entrava di ruolo grazie ad una legge specifica”. Grazie all’aiuto del marito e del suocere la maestra riesce a mettere in piedi una classe di persone adulte analfabete, una memoria importante che ci ricorda non solo come l'analfabetismo in quegli anni si presentasse ancora come un problema di grandi proporzioni ma anche della mancanza di un adeguato sistema di educazione degli adulti. Chi intendesse riprendere gli studi o svolgere attività di aggiornamento culturale aveva infatti a disposizione essenzialmente due percorsi: a) Corsi serali, presso scuole pubbliche con forti difficoltà legate alla rigidità e alla dilatazione dell’orario. b) Corsi popolari e per adulti: finanziati dal Ministero della pubblica istruzione e di norma gestiti da enti privati a cui venivano affidati. Più ricche e aggiornate sotto il profilo pedagogico e culturale furono le esperienze prodotte dall’associazionismo come i Cos (Centri di orientamento sociale) fondati da Aldo Capitini, i CCP (Centri di cultura popolare) promossi dall’Unla.
L’insegnate prosegue nella stessa direzione e parlando del rapporto con i genitori, afferma che nel piccolo comune dove insegnava anche il boom economico produsse scarsi risultanti in termini di miglioramento culturale:
“Nel 1960 è stata aperta l’Italsider (..) da agricoltori molti sono diventati operai” scoprendo il benessere economico “le case sempre più confortevoli ma la cultura è rimasta quella, e questa mancanza non ha fatto progredire il paese, ho incontrato tanti genitori che avrebbero avuto bisogno di educazione per crescere i figli, per instradare meglio l’atto educativo (…)”.
La docente ricorda anche di aver proposto “dei corsi di aggiornamento, cineforum, corsi con psicologi e sociologi per ragionare dei problemi genitori-figli ma purtroppo i miei progetti non sono stati accolti anche per mancanza di fondi della scuola”. Mi rincuora – continua la maestra “che alla fine della mia carriera si è aperto lo sportello dello psicologo e che l’Asl è intervenuta nella scuola". Già con il decreto “Rilancio” (legge 17 luglio 2020, n. 77) (art.231) l' assistenza psicologica era stata inserita ma i fondi stanziati non erano specifici per tale attività. Successivamente con l’accordo Governo-Sindacati del 6 agosto 2020 (art.6 “sostegno psicologico”) (Decreto Ministeriale 6 agosto 2020) si è riusciti a renderla obbligatoria. Tale sostegno, come indicato nella nota “prot n. 23072” del 30/09/2020 del Ministero dell’istruzione, è rivolto a tutte le istituzioni scolastiche ed educative statali che ricevono risorse economiche dal Ministero.
Si prosegue parlando di prove Invalsi che secondo l’insegnante non tengono conto delle differenze regionali e delle discrepanze di contesto. Introdotte nell’anno scolastico 2005-2006 esse hanno generato un accesso dibattito sia nelle aule scolastiche sia nel mondo accademico (Trinchero 2014; Corsini 2013, 2014; Falzetti 2019) di cui è consapevole anche la maestra che ricorda di quanto secondo lei fossero più efficace gli esami finali di scuola elementare come momento importante in cui il bambini si doveva impegnare.
Dopo aver sostenuto l’importanza della scuola dei moduli introdotta con la Legge 148 del 1990 e la sua efficacia rispetto alla figura dell’insegnante unico, la maestra ricorda la sua maestra “che era come una mamma”, “dolce” ed empatica e termina l’intervista con un consiglio alle future generazioni, quello di impegnarsi nel far scaturire interesse per il sapere nel bambino.
Fonti
G. Bandini, S. Oliviero, Public History of Education: riflessioni, testimonianze, esperienze, Firenze, Firenze University Press, 2019.
M. Galfrè, Tutti a scuola! L'istruzione nell'Italia del Novecento, Roma, Carocci, 2017.
C. Saraceno, Mutamento della famiglia e politiche sociali in Italia, il Mulino, Bologna, 2003.
M. Pant, Sportello di ascolto nella scuola superiore : qualche spunto di riflessione, in Psiba : Quaderno dell'Istituto di Psicoterapia del bambino e dell'adolescente : 47, 1, 2018]
M. L.Tornesello, Cattedre rovesciate. Scuola di base, Scuola popolare e contro scuola in “Zapruder”, La classe sotto esame. Scuola, società, utopie, n. 27, 2012 gennaio-aprile 2012
C. Toso, Uno psicologo tra i banchi di scuola. Psicologia clinica dello sviluppo, 25(3), 489-492, 2021.
Riferimenti normativi
Legge 5 giugno 1990, n.148, Riforma dell'ordinamento della scuola elementare
Decreto Legislativo 19 novembre 2004, n. 286 "Istituzione del Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, nonche' riordino dell'omonimo istituto, a norma degli articoli 1 e 3 della legge 28 marzo 2003, n. 53"
Legge 30 ottobre 2008, n. 169, "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1º settembre 2008, n. 137, recante disposizioni urgenti in materia di istruzione e università"
Decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013, n. 80. Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione