Ada, una giovane «molto istruita», «educata e gentile» (p. 279) che deve «buscarsi da vivere» (p. 277) come maestra comunale in un piccolo villaggio, riceve la nomina di maestra dirigente nella città di Cagliari ed è costretta a malincuore a lasciare la madre e la sua città al Nord, dopo essere stata sedotta da Enrico, un ufficiale di buona famiglia ma «vagheggino di professione» (p. 279). Nell’avviarsi verso il nuovo incarico lavorativo porta con sé un profondo turbamento, tanto da giungere alla sua destinazione oltremare prostrata: «le povere maestre sono come i militari, vanno da un capo all’altro della penisola, e si assoggettano ad ogni evento […] adattandosi al mondo» (p. 287). In capo a quattro mesi, angosciata a seguito della proposta di matrimonio di un brav’uomo conosciuto durante la traversata e che sente d’ingannare perché non più pura, viene colta da un malore e muore. Elena, amica e collaboratrice di Ada, ne prende il posto anche nella corrispondenza con l’anziana madre sino all’epilogo più incredibile: della dolce ma risoluta alter ego di Ada si innamora proprio Enrico, anch’egli giunto in Sardegna come capitano e rimasto vedovo con due figlie da istruire. Tormentato da una passione non corrisposta per Elena, si compie quindi la nemesi: l’ufficiale è condannato a consumarsi di desiderio, sino a perdere le facoltà mentali e infine la vita. L’autrice, una maestra d’asilo milanese all’epoca quarantunenne, in questa sua opera prima presenta un racconto di maniera che se da un lato evidenzia la triste condizione delle “maestrine”, dall’altro evita di fatto ogni forma di denuncia sociale affidando una sorta di apparente riscatto alla deriva di un sentimentalismo che assume i toni melodrammatici tipici del feuilleton e che ripropone immutati gli stereotipi piccolo-borghesi del tempo.
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Roma TrE-Press - In collaborazione con il Museo della Scuola e dell’Educazione “Mauro Laeng” (MuSEd)
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Piazza della Repubblica, n. 10, 00185, Roma (Italia)
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2785-4485
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