Luciano Sandulli (Orlando) è professore di lettere in un liceo di Salerno e abita una casa antica, di valore storico, ma in condizioni disastrose, che l’uomo non può permettersi di ristrutturare. La sua fidanzata, Irene (Finocchiaro), è in servizio come insegnante a Bergamo. I due desiderano avere un figlio, ma la distanza consente loro di incontrarsi molto raramente in un hotel a metà strada tra le due città. Per arrotondare lo stipendio, Luciano redige libri, articoli e rubriche a nome del noto scrittore e giornalista Sartorio (Carpenteri), impossibilitato a svolgere il proprio lavoro a causa di uno stato di depressione.
La routine del docente è, però, destinata a cambiare, in uno scenario di corruzione che anticipa il tramonto della cosiddetta prima repubblica. Un giorno, egli assegna una votazione pari a 4/10 a uno studente perché, in un tema, ha scritto che, a differenza della democrazia greca, quella italiana è compromessa da una classe dirigente corrotta che agisce indisturbata da quarant’anni. Sollecitati dal docente, gli studenti confermano la tesi del loro compagno, asserendo di aver letto gli articoli di denuncia politica del giornalista Francesco Sanna. Durante la discussione, giunge in classe il preside, che introduce il signor Polline (Petroncelli), segretario del ministro delle partecipazioni statali (Moretti), il quale, venuto a conoscenza dell’attività di scrittore su commissione di Luciano e apprezzata la qualità del suo lavoro, gli propone di trasferirsi a Roma come suo assistente. Senza neppure salutare, il professore lascia la classe e, solo in un secondo tempo, fa recapitare una videocassetta in cui spiega ai suoi allievi le ragioni del suo allontanamento dall’insegnamento per un lavoro più remunerativo, chiedendo loro di comprenderlo, ma non di perdonarlo.
In un primo momento, Luciano svolge il suo compito di assistente del ministro con sincera convinzione. Tiene sempre i rapporti con la sua classe e si mostra preoccupato perché, proprio nell’anno della maturità, in cui peraltro ricorre l’anniversario del primo manifesto futurista, il supplente lavora a rilento e si sofferma maggiormente sul programma dell’Ottocento piuttosto che su quello del Novecento, ritenuto molto più interessante da Luciano.
La collaborazione con il ministro gli comporta una serie di vantaggi non richiesti, tra cui il trasferimento della fidanzata in un liceo di Roma, la ristrutturazione della casa, dichiarata monumento nazionale, a spese dello Stato, oltre che la conoscenza anticipata delle tracce dello scritto di italiano della maturità.
Presto, però, Luciano si rende conto della spregiudicatezza e dei sotterfugi del ministro e decide di allearsi con Sanna (Brogi), il giornalista tanto apprezzato dai suoi allievi e da tempo impegnato a incastrare Botero. Non più in grado di sostenere l’arroganza e il cinismo del suo datore di lavoro, Luciano insulta il ministro e si dimette dall’incarico. La scelta causa la revoca del trasferimento della sua fidanzata nella capitale, proprio quando la donna scopre di essere finalmente incinta.
Nonostante i tentativi messi in atto da Luciano e da Sanna per smascherare la sua disonestà, Botero viene nuovamente eletto parlamentare. Alla vigilia degli esami di maturità, il docente, ormai disilluso e senza nulla da perdere, chiama un suo ex alunno per dettargli la traccia del tema, incentrata proprio sul futurismo, come lo stesso docente aveva previsto; in cambio chiede allo studente di far partire una catena di telefonate per far conoscere a tutti liceali d’Italia, futura classe dirigente del paese, le malefatte del ministro e per metterlo così al centro di uno scandalo senza precedenti
Fonti
R. Chiti, E. Lancia, Dizionario del cinema italiano, vol. 6, parte 2, Roma, Gremese Editore, 1991, pp. 133-134.
S. Petraglia, S. Rulli, D. Luchetti, Il portaborse, Milano, Feltrinelli, 1993.
G.P. Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano. 1905-2003, Torino, Einaudi, 2003, pp. 364-365.
I. Moscati (a cura di), Il portaborse vent'anni dopo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2011.