Il viaggio di Comencini attraverso la realtà dei bambini nell’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta inizia a Napoli, dove in quartieri senza verde, solo case con unico spiraglio i balconi, la dispersione scolastica e il lavoro minorile sono la norma. Il regista incontra piccoli lavoratori: operai, carrozzieri, balestrieri, fabbri, baristi. Chi sa un po’ di lingua italiana ha frequentato qualche anno di scuola o di collegio, molti sono pluribocciati e ritirati. C’è grande discrepanza tra queste vite e quella del figlio del padrone di una fabbrica locale di scarpe, primo della classe. A Milano invece gli scolari in divisa, preparati e competitivi della scuola elementare statale di via della Spiga sono in netta maggioranza figli di famiglie agiate o altolocate.
Il viaggio continua attraverso le campagne umbre, dove sette piccoli studenti della pluriclasse di Corposano non hanno mai visto un telefono, una TV, alcuni nemmeno un treno e non sono mai stati in città: unico orizzonte il loro piccolo mondo contadino. Comencini attraversa anche le borgate periferiche di Roma, Primavalle e Prima Porta, popolate da immigrati, dove le scuole sono sovraffollate e collocate in appartamenti per la mancanza di aree dedicate, ci sono doppi turni e classi differenziali, di cui si evidenzia il “rischio di discriminazione”. Un parroco critica il diffuso approccio all’insegnamento più preoccupato di voti e programmi che attento ai bambini, a “far loro capire”, per renderli cittadini del mondo. Gli universitari che gestiscono i doposcuola rinforzano l’idea che il problema non sia nei contenuti, ma nei metodi di insegnamento. Il programma didattico edito dal Ministero è “esemplare”, ma dovrebbe essere “tradotto” diversamente nei libri di testo adottati, con un linguaggio meno astratto, aulico e difficile, perché i bambini incontrati il pomeriggio vogliono imparare, a volte anche quando la mattina fanno fuga da scuola.
Scendendo al Sud, si arriva a Monte Sant’Angelo (FG), tra scuole di campagna abbandonate e paesi di scolari senza padri, quasi tutti emigrati in Germania, bambini che soffrono la mancanza “dell’autorità e dell’affetto paterno”. L’inchiesta termina a Torino, città di prima immigrazione, con intere famiglie stipate nelle soffitte, un contesto di promiscuità dove i bambini non riescono a studiare.
I bambini e gli adulti intervistati nelle varie puntate presentano uno spaccato eterogeneo della realtà italiana, da cui emerge il vuoto di una scuola che non sa interessare e l’inutilità di un nozionismo “posticcio” nelle cartelle di molti bambini inseriti in un contesto ambientale-familiare di estrema povertà materiale ed educativa. “L’inferiorità” di un’intera categoria di cittadini è attribuita alle disfunzioni nella società e ai ritardi della politica, ancora prima che all’inadeguatezza della scuola. L’inchiesta invoca pertanto la nascita di una nuova cultura, in cui “la creatività del bambino sia esaltata e non repressa o sfruttata”, perché non si può risolvere un disadattamento di origine ambientale e sociale con “una risposta tecnico-didattica”.
Esempi concreti di scuola moderna sono forniti nell’ultima puntata. “Qualcosa di nuovo” nelle scuole di Torino è possibile. Alla “Gabrio Casati” il direttore illustra come dare a bambini che vivono in città quali “piccoli uccellini in gabbia” delle contropartite per uno sviluppo sano, coinvolgendo tutte le loro facoltà grazie ad attività motoria, pittura e teatro. Alla “Nino Costa” lo spettatore è condotto nella realtà del tempo pieno, del voto unico senza bocciature, di una scuola connessa al territorio e inclusiva, attenta a fornire a ciascuno un metodo di apprendimento adeguato.
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Consulenti: Marcello Bernardi; Marco Cecchini; Mario Cocchi; Emilio Cordero; Giorgio Flick; Attilio Monge; Adriano Ossicini; Domenico Parisi; Francesco Tonucci
Fonti
L. Agostini, Una teleinchiesta a puntate sul mondo dell’infanzia. Bambini di tutto il mondo unitevi. A colloquio con il regista Luigi Comencini che ha realizzato la trasmissione: i criteri che l’hanno guidato, gli incontri più significativi, «Radiocorriere TV. Settimanale della radio e della televisione», 38, 20-26 settembre 1970, pp. 32-34.
T. Masoni, P. Vecchi (a cura di), Luigi Comencini autore popolare, Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia - Assessorato Istituzioni Culturali - Commissione Consiliare Cinema, 1982.
L. Comencini, Davvero un bel mestiere! Infanzia, vocazione, esperienze di un regista, Milano, Baldini&Castoldi, 1999.
G.P. Brunetta, Il cinema italiano contemporaneo da “La dolce vita” a “Centochiodi”, Roma-Bari, Laterza, 2007, p. 365.